Home

Un amico e collega di Shiatsu mi ha raccontato che Ohashi ha profetizzato che, entro cinque anni da oggi, lo shiatsu avrà il suo compimento, nel senso che non sarà più di moda. 

Probabilmente questa sensazione di Ohashi è dovuta dal fatto che anche lui sta per concludere la sua carriera. 

Dato che lui rappresenta lo Shiatsu, così come lo conosciamo in Italia ed in Europa attraverso i suoi allievi, e considerando come lo ha diffuso nel secolo scorso, il fatto che presto terminerà la sua carriera contribuisce anche al suo punto di vista che lo Shiatsu non sarà più una novità.

Molti anni fa, quando ero un giovane diplomato dell’Istituto Ohashi, un giorno gli chiesi di diventare un insegnante del suo marchio Ohashiatsu. La sua risposta mi fece capire qual era la mia strada: lui mi disse che c’erano già troppi insegnanti a Torino e che lì non c’era spazio per nuovi insegnanti. 

Mi fece capire che dovevo aspettare che si aprisse qualche posto libero in altre città. 

In sostanza, mi indicò la via per fare da solo, aprire la mia scuola e sviluppare il mio percorso. 

Questo non significava per me inventare un nuovo stile, come era d’uso in quel periodo, poiché tutti cercavano un proprio spazio nel mondo identificando un marchio o uno stile di shiatsu che fosse diverso dagli altri, almeno nel nome. 

Ognuno cercava così di distinguersi e affermare la propria unicità. Questo era l’approccio di Ohashi che tutti cercavano di emulare.

I suoi insegnamenti sono sempre stati molto particolari. Sa selezionare e individuare le persone per quello che sono.

Spinto da questa sua scelta di indirizzarmi in una direzione personale, ho creato la mia scuola, basata principalmente sullo stile di Ohashi e Masunaga. 

In seguito, ho aggiunto altri aspetti teorici, approfondendo la medicina tradizionale cinese e i suoi metodi di valutazione energetica, oltre a recuperare la tradizione giapponese che identifica le radici storiche dello shiatsu nell’Anma, il massaggio tradizionale giapponese.

Ho incontrato Wataru Ohashi molte volte dopo quella scelta, ed è sempre stato molto affettuoso. Ha un modo unico di esprimere apprezzamento, ad esempio dicendo che è molto felice che le persone accettino i suoi regali o la sua ospitalità. Ha un metodo particolare, tipico dei giapponesi e degli orientali, di rovesciare la situazione. Non dice che è contento di essere stato ospitato, ma che è contento che le persone si lascino ospitare da lui. Questo approccio fu evidente quando andammo a fare l’ultimo corso di Ohashiatsu prima del diploma a New York, in particolare al monastero Dai Bosatsu Zen-Do sulle Catskill Mountains.

L’aereo arrivò in ritardo e avemmo mille problemi di trasporto prima di raggiungere la destinazione. Ohashi desiderava ospitarci, ma c’era stato un errore nella comunicazione dell’orario di arrivo. Pensava che saremmo arrivati quasi sei ore prima, così aveva preparato tutto per l’accoglienza. Quando finalmente arrivammo, eravamo esausti, ma non potevamo rifiutare tutto ciò che aveva preparato: cena, gita in limousine, ecc. Il giorno successivo, saremmo partiti per il monastero zen, e non avremmo più avuto l’opportunità di ripetere queste esperienze. Una volta arrivati al monastero, tutto il tempo fu dedicato al lavoro, senza discorsi su altro.

Anche molti anni dopo, quando lo presentai al XXIV convegno Fisieo di Genova, ripeteva incessantemente quanto fosse stato fortunato ad avere avuto me come allievo. Questo atteggiamento era un modo speciale per far capire che lui era stato un grande maestro perché uno dei suoi allievi aveva percorso da solo la sua strada, contribuendo alla costruzione della più grande e rinomata Federazione di Shiatsu italiana e aveva tra i suoi amici i più importanti insegnanti di Shiatsu in Italia. In realtà, non avevo fatto grandi cose, ma avevo semplicemente applicato il suo metodo e anche quello del suo maestro Masunaga, come Maria Silvia Parolin mi fece notare quando fui relatore al XXI convegno Fisieo a Roma.

Tutte le persone che ho conosciuto, compresi i miei allievi, mi hanno spinto ad approfondire sempre di più anche altri aspetti della disciplina shiatsu, le sue origini storiche e teoriche. In ogni caso, di Ohashi bisogna ricordare questo: è stato una persona che ha sempre saputo stimolare le persone a dare il meglio di sé, ed è questo che lo rende un grande maestro.

Io non sono stato certo l’unico suo successo, poiché molti dei suoi allievi italiani hanno aperto altre scuole di shiatsu, dopo essere stati suoi insegnanti e aver seguito un percorso di preparazione con lui. Infatti molti di coloro che sono stati suoi insegnanti e che lo hanno avuto come caposcuola devono a lui la possibilità di essersi creati un ruolo nel mondo dello shiatsu. Da soli, probabilmente avrebbero affrontato molte più difficoltà, e soprattutto non avrebbero avuto il sostegno (pagandogli le royalties) del suo nome nel presentare la loro attività.

Ohashi è molto amato, ma anche criticato per la sua fama, non solo in Italia ma anche nel resto del mondo. Alla fine della sua carriera, sembra che anche lo shiatsu abbia terminato la sua evoluzione, concludendo la sua crescita e iniziando una parabola discendente. Dobbiamo quindi ringraziarlo per aver reso grande lo shiatsu, anche se altri nomi come Namikoshi e Masunaga hanno contribuito e influenzato notevolmente questa disciplina.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.