Lo Shiatsu, nato in Giappone e diffuso ampiamente in Occidente, rappresenta una disciplina che mette in relazione due visioni culturali apparentemente opposte. Da un lato, l’approccio giapponese, profondamente radicato nell’intuizione, nel silenzio e nel rispetto per i processi soggettivi. Dall’altro, l’approccio occidentale, influenzato dal razionalismo scientifico, orientato alla comprensione e alla verifica dei risultati. La sfida per l’operatore Shiatsu contemporaneo è trovare un punto di equilibrio tra queste due mentalità, senza snaturare l’essenza della disciplina e rispondendo alle aspettative dei riceventi.
Le differenze culturali: intuizione contro razionalità
In Giappone, lo Shiatsu si sviluppa come un’arte intuitiva, che si basa su un profondo ascolto del corpo e del Ki (energia vitale). L’operatore lavora in uno stato di mushin (assenza di mente), un atteggiamento meditativo in cui non esistono né passato né futuro, ma solo il presente. In questa prospettiva, il trattamento non richiede spiegazioni razionali: ciò che conta è l’effetto percepito dal ricevente, che vive l’esperienza come trasformativa.
In Italia, invece, il ricevente si avvicina spesso allo Shiatsu con aspettative diverse. Influenzato da un contesto culturale dominato dalla scienza e dalla medicina convenzionale, si aspetta spiegazioni chiare e risultati tangibili. Il ricevente italiano tende a chiedersi: “Cosa fa questa pressione? Qual è il problema che si sta risolvendo? Funziona davvero?” Questa mentalità orientata alla razionalità può entrare in conflitto con l’approccio intuitivo tipico dello Shiatsu tradizionale.
Il conflitto di aspettative
Il divario tra queste due visioni può portare a incomprensioni. Da un lato, l’operatore Shiatsu potrebbe sentirsi frustrato dalla necessità di “giustificare” il proprio lavoro in termini scientifici, snaturando la pratica. Dall’altro, il ricevente italiano potrebbe percepire lo Shiatsu come inefficace o poco concreto, se non viene aiutato a comprendere il senso e il valore del trattamento.
Un dialogo possibile
Nonostante le differenze, è possibile costruire un dialogo tra le due culture, trovando punti di contatto e strategie per integrare intuizione e razionalità. Ecco alcune chiavi per favorire questa sintesi:
1. Tradurre l’intuizione in un linguaggio comprensibile
L’operatore può spiegare i principi dello Shiatsu utilizzando concetti familiari per il ricevente occidentale. Ad esempio, si può parlare di rilassamento del sistema nervoso, miglioramento della circolazione o riequilibrio dello stress. Questo non significa ridurre lo Shiatsu a una pratica meccanica, ma rendere accessibili i suoi effetti in termini comprensibili.
2. Offrire risultati percepibili
Anche se lo Shiatsu non mira a “curare” i sintomi nel senso occidentale, il trattamento può portare benefici tangibili: una maggiore libertà di movimento, una sensazione di leggerezza o un profondo rilassamento. L’operatore può guidare il ricevente a riconoscere questi effetti, evidenziandone il valore.
3. Educare il ricevente alla filosofia olistica
L’operatore può gradualmente introdurre il ricevente alla visione sistemica del corpo, spiegando che lo Shiatsu non lavora su un “problema” specifico, ma sull’intero equilibrio energetico. Questo approccio richiede tempo e pazienza, ma può portare a una comprensione più profonda e apprezzata della disciplina.
4. Rispettare le aspettative del ricevente
Ogni persona è diversa, e l’operatore deve adattarsi alle esigenze e alle aspettative del ricevente. Se qualcuno cerca rassicurazioni pratiche, l’operatore può fornire spiegazioni senza abbandonare la propria autenticità. Se invece il ricevente è aperto a un’esperienza più intuitiva, si può lavorare in modo più tradizionale.
Punti di contatto tra le culture
Nonostante le differenze, ci sono valori comuni che possono favorire il dialogo:
• La centralità della relazione: Sia in Oriente che in Occidente, il rapporto tra operatore e ricevente è fondamentale. La fiducia, il rispetto e l’empatia creano il contesto per un trattamento efficace.
• L’importanza dell’esperienza soggettiva: Anche in una cultura razionale come quella italiana, molte persone riconoscono il valore di esperienze che portano benessere, indipendentemente dalle spiegazioni scientifiche.
• Il desiderio di benessere globale: L’idea che lo Shiatsu lavori per migliorare l’equilibrio complessivo del corpo e della mente è accettabile e comprensibile in entrambe le culture.
Un equilibrio dinamico
Lo Shiatsu, come ponte tra Oriente e Occidente, ha il potenziale per arricchire entrambe le culture. Perché questo dialogo funzioni, l’operatore deve essere sia interprete che mediatore, capace di adattare il proprio linguaggio e il proprio approccio senza tradire l’essenza della disciplina. La sfida non è scegliere tra intuizione e razionalità, ma trovare un equilibrio dinamico che rispetti la profondità dello Shiatsu e risponda alle esigenze di chi lo riceve.
In questo modo, lo Shiatsu può evolversi come una pratica che, pur rimanendo fedele alle sue radici, riesce a parlare a una società in continua trasformazione.



Lascia un commento